La serie In Superficie (2014) prende avvio dall’esperienza di Gatti come reporter all’interno di una missione archeologica dell’Università di Udine nel nord dell’Iraq, in particolare nella regione di Ninive, culla dell’impero neo-assiro. Le fotografie a colori di medio formato rappresentano resti di materiale archeologico e bellico, rinvenuti sulla superficie del terreno, a testimonianza di come le diverse epoche e gli eventi che hanno caratterizzato questa area del mondo siano visibili, appunto, appena sotto la superficie. Gli oggetti vengono presentati come se stessero galleggiando nella luce - naturale e zenitale - estrapolandoli dal contesto e indirizzando l’occhio ad una pura percezione formale e cromatica.
Rovine (2008 / in progress) è una serie di fotografie che hanno come soggetto il sito archeologico di Palmira, antica città siriana tristemente nota per gli attacchi da parte dell’IS. Massimiliano Gatti ha fotografato quest’ultima prima del conflitto bellico, restituendo un’immagine del sito sospesa nel tempo. Le fotografie si caratterizzano per la luce uniforme e per la mancanza di presenza umana, risorgendo così in tutta la loro bellezza classica. modificare.
La distruzione dei siti archeologici è al centro del terzo lavoro presentato in mostra, Le Nuvole (2018), che accosta scatti in bianco e nero delle rovine della città di Palmira a frame di filmati di propaganda ISIS nei quali nuvole di polvere si alzano da monumenti e siti archeologici distrutti dalla furia iconoclasta. In una contrapposizione tra la matericità delle rovine e la leggerezza di queste "nuvole di guerra”, Gatti spinge il pubblico a soffermarsi sul valore politico dell’immagine, quanto sulla diffusione delle immagini in epoca contemporanea. Il tema della memoria è il fil rouge di questa mostra, grazie anche alla presenza di due stampe settecentesche edite dalla bottega di Augusta di Georg Balthasar Probst raffiguranti vedute sulla città di Palmira.
Limes (2011) è un esercizio sul guardare. In questa serie le rovine vengono incorniciate da i resti di finestre, proponendo così un rimando ideologico tra immagine, cornice e spettatore, creando, appunto, un limes - una soglia - tra dentro e fuori.
In Terra Promessa (2012) oggetti personali appartenenti al fotografo si mescolano a cartine geografiche dove i confini e le mappe sono un’interpretazione soggettiva del territorio, creando così un dialogo tra ricordi personali e percezione dell’ambiente.
Le fotografie presentate da Massimiliano Gatti si inseriscono in un contesto contemporaneo dove l’immagine è ricordo, propaganda ed esercizio estetico, affrontando il tema della memoria come preservazione del passato.
Francesco Valli