By Giulia Ronchi Una mini-guida per non perdersi le novità più fresche del panorama culturale milanese durante l’intensa Art Week Parte l’Art Week milanese: in questa caldissima primavera lombarda, trova posto la settimana più attesa da tutti i curiosi e gli amanti dell’arte. Come contorno al miart, che si svolgerà quest’anno dal 5 al 7 aprile, il sistema dell’arte meneghino si infittisce sfoderando una vasta offerta culturale, anticipando addirittura l’opening della fiera di due o tre giorni. Ma, oltre a musei e istituzioni di vecchia data, la “città che non dorme mai” annovera anche delle new entry nel suo tessuto urbano e culturale. C’è un hub culturale che è ICA, l’Istituto Contemporaneo per le Arti, le gallerie appena aperte, come Galera San Soda e Galleria A’nica, quelle che inaugureranno a breve, come Scaramouche Loves Aline, e anche la nuova sede della Galleria Massimo De Carlo. Ecco qui una lista aggiornata, per non farsi sfuggire le novità più fresche del panorama contemporaneo. Ha da poco inaugurato in città un nuovo spazio legato alla fotografia. Ma qui non si tratta né di ritratto né di still life: Podbielski Contemporary si occupa di autori che vivono a stretto contatto con situazioni geopolitiche difficili, analizzandone visivamente tutti gli aspetti. Il suo fondatore, Pierre André Podbielski, dopo anni passati nell’omonima sede berlinese, ha deciso di trasferirsi in quella da lui definita la “città più affascinante d’Europa”, come ci racconta in una doppia intervista qui. Levante, a cura di Maud Greppi e in mostra fino al 17 maggio, racconta il viaggio dell’artista Massimiliano Gatti in Siria e nel Kurdistan iracheno: i suoi scatti, realizzati in zone duramente colpite dalla guerra, immortalano le rovine e la decadenza subita dal patrimonio storico artistico di questi luoghi: un tentativo di fissarne la memoria per sempre, nel momento in cui si prende coscienza della loro precarietà. Massimiliano Gatti, Levante A cura di Maud Greppi Dal 29 marzo al 17 maggio 2019 PODBIELSKI CONTEMPORARY Via Vincenzo Monti 12 20123 Milano Dal martedì al sabato dalle 14 alle 19 +39 338 238 17 20 [email protected] www.podbielskicontemporary.com -Giulia Ronchi Le fotografie di Massimiliano Gatti (Pavia, 1981) si contraddistinguono per un’estetica rarefatta, quasi sospesa. La mostra Levante, presentata negli spazi di Podbielski Contemporary dal 28 Marzo al 17 Maggio 2019 a cura di Maud Greppi, trasporta il pubblico in paesi lontani, tra le rovine di Palmira e altri siti archeologici tra Siria e Iraq. La serie In Superficie (2014) prende avvio dall’esperienza di Gatti come reporter all’interno di una missione archeologica dell’Università di Udine nel nord dell’Iraq, in particolare nella regione di Ninive, culla dell’impero neo-assiro. Le fotografie a colori di medio formato rappresentano resti di materiale archeologico e bellico, rinvenuti sulla superficie del terreno, a testimonianza di come le diverse epoche e gli eventi che hanno caratterizzato questa area del mondo siano visibili, appunto, appena sotto la superficie. Gli oggetti vengono presentati come se stessero galleggiando nella luce - naturale e zenitale - estrapolandoli dal contesto e indirizzando l’occhio ad una pura percezione formale e cromatica. Rovine (2008 / in progress) è una serie di fotografie che hanno come soggetto il sito archeologico di Palmira, antica città siriana tristemente nota per gli attacchi da parte dell’IS. Massimiliano Gatti ha fotografato quest’ultima prima del conflitto bellico, restituendo un’immagine del sito sospesa nel tempo. Le fotografie si caratterizzano per la luce uniforme e per la mancanza di presenza umana, risorgendo così in tutta la loro bellezza classica. modificare. La distruzione dei siti archeologici è al centro del terzo lavoro presentato in mostra, Le Nuvole (2018), che accosta scatti in bianco e nero delle rovine della città di Palmira a frame di filmati di propaganda ISIS nei quali nuvole di polvere si alzano da monumenti e siti archeologici distrutti dalla furia iconoclasta. In una contrapposizione tra la matericità delle rovine e la leggerezza di queste "nuvole di guerra”, Gatti spinge il pubblico a soffermarsi sul valore politico dell’immagine, quanto sulla diffusione delle immagini in epoca contemporanea. Il tema della memoria è il fil rouge di questa mostra, grazie anche alla presenza di due stampe settecentesche edite dalla bottega di Augusta di Georg Balthasar Probst raffiguranti vedute sulla città di Palmira. Limes (2011) è un esercizio sul guardare. In questa serie le rovine vengono incorniciate da i resti di finestre, proponendo così un rimando ideologico tra immagine, cornice e spettatore, creando, appunto, un limes - una soglia - tra dentro e fuori. In Terra Promessa (2012) oggetti personali appartenenti al fotografo si mescolano a cartine geografiche dove i confini e le mappe sono un’interpretazione soggettiva del territorio, creando così un dialogo tra ricordi personali e percezione dell’ambiente. Le fotografie presentate da Massimiliano Gatti si inseriscono in un contesto contemporaneo dove l’immagine è ricordo, propaganda ed esercizio estetico, affrontando il tema della memoria come preservazione del passato. Francesco Valli By Giulia Ronchi In una doppia intervista, il gallerista e la curatrice ci raccontano la missione di questo nuovo spazio dedicato alla fotografia e della sua mostra di apertura. Nasce la galleria Podbielski Contemporary, uno spazio di fotografia dall’identità ben delineata. Il suo fondatore, Pierre André Podbielski, a seguito di un periodo di sperimentazione nell’omonima sede a Berlino, decide di trasferirsi a Milano lanciandosi in una nuova avventura in quella che lui stesso definisce la città più affascinante d’Europa. Ad ispirare la sua ricerca è una frase di Alfredo Jaar, tratta da Conversations in Chile, che dice “sembrerà banale, ma credo che di fronte a tutti i fallimenti, il mondo dell’arte e della cultura sia l’unico che possa far qualcosa”. A confermarlo sono gli artisti da lui promossi, che nella loro pratica mantengono un costante occhio analitico sulla situazione geopolitica delle zone del pianeta più tormentate. La galleria inaugura a Milano con Levante, una mostra di Massimiliano Gatti (Pavia, 1981) che raccoglie, attraverso scatti dolorosi e poetici, la devastazione della guerra e il tentativo di recuperare la memoria di queste culture partendo dal patrimonio storico artistico. Ce ne parlano il gallerista Pierre André Podbielski e la curatrice Maud Greppi in una doppia intervista. Qual è il percorso o il desiderio che ti ha portato ad aprire questa galleria? Pierre André Podbielski: Essendo stato per dieci anni socio e co-direttore della Galleria Rubin di Milano con mostre di pittura e scultura prevalentemente astratta, ho sentito il bisogno di rimettermi in gioco in un ambito nuovo nella città più affascinante d’Europa. Già nella sede berlinese di Podbielski Contemporary ho ricevuto gli stimoli per consolidare la mia ricerca, scoprire nuovi talenti e confrontarmi con tematiche che mi stavano a cuore: fotografia politica e geo-politica riguardante in particolare il Medio Oriente, Israele, e la Germania. Qual è il focus della galleria? PAP: Il focus primordiale del nostro programma è di rappresentare artisti che analizzano e documentano tematiche politiche e geopolitiche da un punto di vista artistico: dai Balcani, all’Iran, Israele, più recentemente l’India, la Libia e la Siria ed infine anche l’Italia. Quale sarà il criterio di scelta dei nuovi artisti? PAP: Il criterio di scelta rimane sempre e solo uno: la qualità e la serietà consolidata dell’artista, il suo curriculum, ma non sempre, e infine l’originalità e l’attualità della sua ricerca. Qual è stata l’esperienza di Massimiliano Gatti in Medioriente? Maud Greppi: Massimiliano Gatti ha portato avanti le sue esperienze in Medio Oriente partecipando a numerose spedizioni archeologiche. Dal 2008 fino al 2011 il suo lavoro si è concentrato a Qatna, in Siria, mentre dal 2012 grazie al progetto PARTeN dell’università di Udine, ha esplorato il Kurdistan iracheno. Ha conosciuto tutti questi territori intrisi di storia. E cosa ne è risultato? MG: Con un approccio documentaristico, ma allo stesso tempo intimo, Gatti ha condotto un diario di viaggio, un registro di memorie che ha fatto rivivere nei suoi scatti secondo una personale lettura. Qual è la funzione della sua fotografia, al di là dell’intento documentaristico? MG: Natura e cultura sono in grado di spostare gli equilibri della storia, e in un momento di così grande transizione come questo, nella contemplazione delle rovine ci poniamo degli interrogativi sulla memoria e sulla permanenza delle cose. La fotografia diventa strumento della memoria, facendosi carico di fissare un fascino effimero, lasciandolo incorrotto nel tempo, restituendone l’incanto. Un antidoto contro la furia distruttiva degli estremismi. E come pensi che gli scatti dell’artista da voi presentato si inseriscano in questi intenti? MG: Penso che gli scatti di Massimiliano Gatti invitino a traghettare verso un viaggio culturale, volto alla (ri)scoperta dei luoghi sopra citati e alla maggiore consapevolezza del valore intrinseco dell’intero patrimonio culturale, che affonda le radici nelle diverse culle della nostra civiltà, invitandoci a soffermarci un attimo e a contemplarne una silenziosa caducità. Giulia Ronchi Massimiliano Gatti, Levante A cura di Maud Greppi Fino al 17 maggio 2019 PODBIELSKI CONTEMPORARY Via Vincenzo Monti 12 20123 Milano Dal martedì al sabato dalle 14 alle 19 +39 338 238 17 20 [email protected] www.podbielskicontemporary.com |
AutoreMassimiliano Gatti Archivi
February 2024
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