Limes, fine art giclée inkjet print on Photo Rag cotton paper, 60x70 cm, 2011
Limes
Ho sempre pensato che la fotografia sia una finestra aperta sul mondo.
(L.Ghirri)
Limes (dal latino "limite, linea di confine") è una reinterpretazione personale dello spazio che nasce da un’analisi del concetto di soglia. Una finestra completamente defunzionalizzata, per me, diventa una cornice, ritorna a essere soglia nella mia composizione e delimita un’immagine all’interno dell’immagine. La finestra è un’inquadratura forzata, circoscrive, come cornice “altra”, un frammento di paesaggio che si rivela come una nuova totalità all’interno del fotogramma. “Le cadre est un cache”, ha affermato André Bazin: l’inquadratura è una benda che stabilisce il visibile e allo stesso tempo l’invisibile. Mi sono dunque trovato, contemporaneamente, fotografo e spettatore, costruttore attivo e fruitore passivo di una visione. Il punto di vista che ho scelto, a livello estetico e concettuale, genera due piani ben distinti, uno interno e uno esterno: attraverso la contrapposizione tra l’apertura della finestra e la chiusura operata del muro ho ottenuto un raddoppiamento dell’immagine. La soglia identifica il punto di passaggio tra il mondo interno ed esterno e ne attualizza la dialettica, ma possiede anche un significato simbolico: indica il confine tra l’interiorità e l’osservazione del mondo. Ma non è forse, questa, una metafora della fotografia stessa?
Limes (from the Latin "limit, boundary") is a personal interpretation of the space that comes from an analysis of the concept of threshold. A defunctionalized window, for me, becomes a frame, a threshold again in my composition and bounds an image within a image. The window is forced point of view, circumscribes a fragment of landscape that reveals itself as a new totality within the frame. "Le cadre est un cache," said Andre Bazin: the frame is a band that sets the visible and the invisible at the same time. Therefore, I was, at the same time, photographer and viewer, active builder and passive user of a vision. The point of view that I have chosen, aesthetically and conceptually, generates two distinct plans, one inside and one outside: through the contrast between the opening and closing of the window made by the wall I got a doubling of the image. The threshold identifies the point of passage between the inner and outer world, but also has a symbolic meaning: it indicates the boundary between the inner and the observation of the world. But is not this a metaphor for photography itself?
(L.Ghirri)
Limes (dal latino "limite, linea di confine") è una reinterpretazione personale dello spazio che nasce da un’analisi del concetto di soglia. Una finestra completamente defunzionalizzata, per me, diventa una cornice, ritorna a essere soglia nella mia composizione e delimita un’immagine all’interno dell’immagine. La finestra è un’inquadratura forzata, circoscrive, come cornice “altra”, un frammento di paesaggio che si rivela come una nuova totalità all’interno del fotogramma. “Le cadre est un cache”, ha affermato André Bazin: l’inquadratura è una benda che stabilisce il visibile e allo stesso tempo l’invisibile. Mi sono dunque trovato, contemporaneamente, fotografo e spettatore, costruttore attivo e fruitore passivo di una visione. Il punto di vista che ho scelto, a livello estetico e concettuale, genera due piani ben distinti, uno interno e uno esterno: attraverso la contrapposizione tra l’apertura della finestra e la chiusura operata del muro ho ottenuto un raddoppiamento dell’immagine. La soglia identifica il punto di passaggio tra il mondo interno ed esterno e ne attualizza la dialettica, ma possiede anche un significato simbolico: indica il confine tra l’interiorità e l’osservazione del mondo. Ma non è forse, questa, una metafora della fotografia stessa?
Limes (from the Latin "limit, boundary") is a personal interpretation of the space that comes from an analysis of the concept of threshold. A defunctionalized window, for me, becomes a frame, a threshold again in my composition and bounds an image within a image. The window is forced point of view, circumscribes a fragment of landscape that reveals itself as a new totality within the frame. "Le cadre est un cache," said Andre Bazin: the frame is a band that sets the visible and the invisible at the same time. Therefore, I was, at the same time, photographer and viewer, active builder and passive user of a vision. The point of view that I have chosen, aesthetically and conceptually, generates two distinct plans, one inside and one outside: through the contrast between the opening and closing of the window made by the wall I got a doubling of the image. The threshold identifies the point of passage between the inner and outer world, but also has a symbolic meaning: it indicates the boundary between the inner and the observation of the world. But is not this a metaphor for photography itself?