Corriere della Sera| Kurdistan: missione italiana scopre un tesoro archeologico
Rinvenuti centinaia di siti sconosciuti, bassorilievi, acquedotti e una necropoli nel cuore dell’antico impero assiroCinque acquedotti dell’VIII-VII secolo a. C., 239 siti archeologici finora sconosciuti, una grande necropoli e bassorilievi rupestri del VII secolo a. C. È questo il «tesoro» scoperto dalla missione archeologica coordinata dall’Università di Udine nella regione del Kurdistan iracheno, nel cuore dell’impero assiro che dominò l’antica Mesopotamia nel I millennio a. C. La spedizione, da metà luglio all’inizio di ottobre, è la prima campagna del Progetto archeologico regionale Terra di Ninive, per il quale il governo centrale di Bagdad e quello della regione autonoma del Kurdistan hanno rilasciato all’ateneo friulano una licenza di scavo decennale. Obiettivo? Ricostruire, dalla preistoria al periodo islamico, la storia di un’area di 2.900 chilometri quadrati, nell’Iraq settentrionale, a cavallo fra le province di Ninive (Mosul) e Dohuk.
OLTRE LE PREVISIONI - «Le scoperte fatte finora sono andate ben oltre le più ottimistiche aspettative», sottolinea il direttore della missione, Daniele Morandi Bonacossi, che con entusiasmo racconta i risultati degli scavi. «Il lavoro in Iraq è stato impegnativo, ma molto fruttuoso. Le temperature arrivavano anche a 58-60 gradi al sole (50 all’ombra), per cui iniziavamo le nostre attività la mattina molto presto, prima dell’alba: la sveglia suonava alle 4.30, per poter sfruttare le ore più fresche della giornata. Uno degli obiettivi più importanti delle ricerche appena concluse», aggiunge, «è la ricostruzione geoarcheologica e topografica dell’imponente, e ancora poco conosciuto, sistema idraulico costruito dal sovrano assiro Sennacherib (705-681 a. C.), il re che spostò il centro dell’impero nella città di Ninive, trasformandola in una capitale di dimensioni e splendori mai visti prima di allora». Il sistema idraulico era un sistema molto ramificato di canali in cui confluivano le acque dei fiumi e dei torrenti della regione. «Quando i canali dovevano attraversare le valli, gli ingegneri assiri costruivano acquedotti monumentali di pietra, i primi della storia dell’umanità. Finora era conosciuto solo quello di Jerwan», precisa il professore di archeologia del Vicino Oriente antico dell’Università di Udine.
I BASSORILIEVI E GLI ACQUEDOTTI – Proprio grazie alla ricognizione archeologica dei grandi canali tagliati nella roccia o scavati nella terra dagli ingegneri assiri, il team di ricercatori ha scoperto cinque nuovi acquedotti costruiti con blocchi di pietra perfettamente lavorati e ha individuato il percorso, di circa 6 km, compiuto da un canale nei pressi dell’odierno villaggio di Faideh. Qui, sul fianco del canale, sono stati rinvenuti sei bassorilievi quasi completamente sepolti dai detriti accumulatisi nei secoli. «Sono rilievi rupestri di grandi dimensioni raffiguranti il re e le principali divinità assire. È un ritrovamento di portata eccezionale», evidenzia l’archeologo, «e probabilmente altri ne saranno individuati nel corso della prossima campagna. Far scolpire dei rilievi sulla parete della roccia era infatti una prassi consolidata, quando l’acqua veniva deviata dal letto dei fiumi o dalle risorgive carsiche per farla confluire nei canali».
SITI ARCHEOLOGICI SCONOSCIUTI - La ricognizione del territorio compreso fra la valle del Tigri e il monte Maqloub ha portato inoltre alla luce 239 nuovi siti archeologici databili tra il IX millennio a. C. e l’epoca islamica (fino all’inizio del XX secolo della nostra era). La regione ha vissuto i maggiori insediamenti nella metà del III millennio a. C. e nel periodo neo-assiro, quando nell’entroterra di Ninive esistevano più di cento siti abitati, fra città fortificate, villaggi e fattorie.
LA NECROPOLI PALEO-ASSIRA - La missione udinese ha anche scoperto nel sito di Tell Gomel un’estesa necropoli a inumazione del periodo paleo-assiro (XIX-XVIII secolo a. C.). È costituita da una serie di tombe a camera costruite con mattoni cotti e struttura ad arco, dove sono stati rinvenuti i resti dei corpi inumati e corredi funerari. «Il grande studioso inglese sir Aurel Stein», spiega Morandi Bonacossi, «nel suo Limes Report colloca proprio nella pianura circostante Tell Gomel il campo di battaglia di Gaugamela, dove nel 331 a. C. Alessandro Magno sconfisse Dario III, aprendo così la strada alla definitiva conquista dell’impero persiano».
IL PARCO ARCHEOLOGICO-AMBIENTALE - La campagna è stata inoltre l’occasione per avviare i lavori preliminari per la realizzazione di un grande parco archeologico-ambientale. Un parco, voluto dall’Unesco, per tutelare il paesaggio culturale della «Terra di Ninive» e renderlo fruibile al pubblico: al centro c’è il sistema idraulico di Sennacherib con i suoi acquedotti e i grandi rilievi rupestri. «Si tratta di un’importante iniziativa di valorizzazione e divulgazione rivolta al grande pubblico, al turismo nazionale e internazionale, che si fonderà sulla conservazione e musealizzazione dei siti, con anche l’intento di promuovere l’inserimento del sistema idraulico assiro e dell’intero paesaggio culturale della regione nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco», aggiunge l’archeologo. «Il progetto in generale», conclude, «presenta un potenziale archeologico dirompente e straordinario: per la prima volta studieremo sistematicamente quella parte dell’Iraq in cui è nata e si è sviluppata la civiltà occidentale. Si pensi per esempio all’invenzione dell’agricoltura e all’addomesticamento degli animali selvatici».
Simona Regina
VISUALIZZA ARTICOLO SU CORRIERE.IT
OLTRE LE PREVISIONI - «Le scoperte fatte finora sono andate ben oltre le più ottimistiche aspettative», sottolinea il direttore della missione, Daniele Morandi Bonacossi, che con entusiasmo racconta i risultati degli scavi. «Il lavoro in Iraq è stato impegnativo, ma molto fruttuoso. Le temperature arrivavano anche a 58-60 gradi al sole (50 all’ombra), per cui iniziavamo le nostre attività la mattina molto presto, prima dell’alba: la sveglia suonava alle 4.30, per poter sfruttare le ore più fresche della giornata. Uno degli obiettivi più importanti delle ricerche appena concluse», aggiunge, «è la ricostruzione geoarcheologica e topografica dell’imponente, e ancora poco conosciuto, sistema idraulico costruito dal sovrano assiro Sennacherib (705-681 a. C.), il re che spostò il centro dell’impero nella città di Ninive, trasformandola in una capitale di dimensioni e splendori mai visti prima di allora». Il sistema idraulico era un sistema molto ramificato di canali in cui confluivano le acque dei fiumi e dei torrenti della regione. «Quando i canali dovevano attraversare le valli, gli ingegneri assiri costruivano acquedotti monumentali di pietra, i primi della storia dell’umanità. Finora era conosciuto solo quello di Jerwan», precisa il professore di archeologia del Vicino Oriente antico dell’Università di Udine.
I BASSORILIEVI E GLI ACQUEDOTTI – Proprio grazie alla ricognizione archeologica dei grandi canali tagliati nella roccia o scavati nella terra dagli ingegneri assiri, il team di ricercatori ha scoperto cinque nuovi acquedotti costruiti con blocchi di pietra perfettamente lavorati e ha individuato il percorso, di circa 6 km, compiuto da un canale nei pressi dell’odierno villaggio di Faideh. Qui, sul fianco del canale, sono stati rinvenuti sei bassorilievi quasi completamente sepolti dai detriti accumulatisi nei secoli. «Sono rilievi rupestri di grandi dimensioni raffiguranti il re e le principali divinità assire. È un ritrovamento di portata eccezionale», evidenzia l’archeologo, «e probabilmente altri ne saranno individuati nel corso della prossima campagna. Far scolpire dei rilievi sulla parete della roccia era infatti una prassi consolidata, quando l’acqua veniva deviata dal letto dei fiumi o dalle risorgive carsiche per farla confluire nei canali».
SITI ARCHEOLOGICI SCONOSCIUTI - La ricognizione del territorio compreso fra la valle del Tigri e il monte Maqloub ha portato inoltre alla luce 239 nuovi siti archeologici databili tra il IX millennio a. C. e l’epoca islamica (fino all’inizio del XX secolo della nostra era). La regione ha vissuto i maggiori insediamenti nella metà del III millennio a. C. e nel periodo neo-assiro, quando nell’entroterra di Ninive esistevano più di cento siti abitati, fra città fortificate, villaggi e fattorie.
LA NECROPOLI PALEO-ASSIRA - La missione udinese ha anche scoperto nel sito di Tell Gomel un’estesa necropoli a inumazione del periodo paleo-assiro (XIX-XVIII secolo a. C.). È costituita da una serie di tombe a camera costruite con mattoni cotti e struttura ad arco, dove sono stati rinvenuti i resti dei corpi inumati e corredi funerari. «Il grande studioso inglese sir Aurel Stein», spiega Morandi Bonacossi, «nel suo Limes Report colloca proprio nella pianura circostante Tell Gomel il campo di battaglia di Gaugamela, dove nel 331 a. C. Alessandro Magno sconfisse Dario III, aprendo così la strada alla definitiva conquista dell’impero persiano».
IL PARCO ARCHEOLOGICO-AMBIENTALE - La campagna è stata inoltre l’occasione per avviare i lavori preliminari per la realizzazione di un grande parco archeologico-ambientale. Un parco, voluto dall’Unesco, per tutelare il paesaggio culturale della «Terra di Ninive» e renderlo fruibile al pubblico: al centro c’è il sistema idraulico di Sennacherib con i suoi acquedotti e i grandi rilievi rupestri. «Si tratta di un’importante iniziativa di valorizzazione e divulgazione rivolta al grande pubblico, al turismo nazionale e internazionale, che si fonderà sulla conservazione e musealizzazione dei siti, con anche l’intento di promuovere l’inserimento del sistema idraulico assiro e dell’intero paesaggio culturale della regione nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco», aggiunge l’archeologo. «Il progetto in generale», conclude, «presenta un potenziale archeologico dirompente e straordinario: per la prima volta studieremo sistematicamente quella parte dell’Iraq in cui è nata e si è sviluppata la civiltà occidentale. Si pensi per esempio all’invenzione dell’agricoltura e all’addomesticamento degli animali selvatici».
Simona Regina
VISUALIZZA ARTICOLO SU CORRIERE.IT