Castro Camera, fine art giclée inkjet print on Photo Rag cotton paper, 21 x 29,7 cm, 2016
castro camera
“If a bullet should enter my brain, let that bullet destroy every closet door in the country”
(Harvey Milk)
Castro è un quartiere di San Francisco, inizialmente, caratterizzato da un forte immigrazione irlandese. Solo a partire dagli anni sessanta, diventa il punto di riferimento di una delle prime e più numerose comunità gay degli Stati Uniti. Molti accorrono a San Francisco e a Castro, in particolare, per quella che è stata una vera e propria stagione di libertà, lotta sociale e controcultura. Lo stesso Harvey Milk che è stato uno dei più grandi attivisti del movimento gay, si trasferisce a Castro e apre il suo negozio di fotografia: Castro Camera.
Il mio progetto, Castro Camera, che prende il nome proprio dal negozio di Milk, è una riflessione sull’importanza della lotta sociale di un movimento che si è battuto per ottenere dei diritti civili degli omosessuali, un’analisi che parte dalla traccia lasciata sui pali del quartiere di Castro.
Il palo della luce, negli Stati Uniti, è uno spazio deputato all’affissione di manifesti, volantini, annunci, pubblicità e messaggi di ogni genere. Uno spazio dove, negli anni, a Castro, si sono sovrapposti messaggi politici per i diritti civili, mi piace pensare, ad altri, magari più futili e leggeri. Ma quello che mi interessa, utilizzando la fotografia come prelievo della traccia, è rappresentare la stratificazione dei messaggi che si sono accumulati sui pali di Castro. L’immagine è emblematica, complessa, evoca una storia di battaglie, ma anche, di vita quotidiana di quartiere, trasfigurata nella metafora, nell’accumulo della traccia. Il segno di mille graffe sul legno del palo della luce è il segno della forza della voce di una comunità che nasce, si identifica in alcuni valori per cui combattere e si sviluppa, negli anni, è la storia di un movimento che diventa comunità, che diventa quartiere.
(Harvey Milk)
Castro è un quartiere di San Francisco, inizialmente, caratterizzato da un forte immigrazione irlandese. Solo a partire dagli anni sessanta, diventa il punto di riferimento di una delle prime e più numerose comunità gay degli Stati Uniti. Molti accorrono a San Francisco e a Castro, in particolare, per quella che è stata una vera e propria stagione di libertà, lotta sociale e controcultura. Lo stesso Harvey Milk che è stato uno dei più grandi attivisti del movimento gay, si trasferisce a Castro e apre il suo negozio di fotografia: Castro Camera.
Il mio progetto, Castro Camera, che prende il nome proprio dal negozio di Milk, è una riflessione sull’importanza della lotta sociale di un movimento che si è battuto per ottenere dei diritti civili degli omosessuali, un’analisi che parte dalla traccia lasciata sui pali del quartiere di Castro.
Il palo della luce, negli Stati Uniti, è uno spazio deputato all’affissione di manifesti, volantini, annunci, pubblicità e messaggi di ogni genere. Uno spazio dove, negli anni, a Castro, si sono sovrapposti messaggi politici per i diritti civili, mi piace pensare, ad altri, magari più futili e leggeri. Ma quello che mi interessa, utilizzando la fotografia come prelievo della traccia, è rappresentare la stratificazione dei messaggi che si sono accumulati sui pali di Castro. L’immagine è emblematica, complessa, evoca una storia di battaglie, ma anche, di vita quotidiana di quartiere, trasfigurata nella metafora, nell’accumulo della traccia. Il segno di mille graffe sul legno del palo della luce è il segno della forza della voce di una comunità che nasce, si identifica in alcuni valori per cui combattere e si sviluppa, negli anni, è la storia di un movimento che diventa comunità, che diventa quartiere.