36
36 è un progetto fotografico, che nasce in un momento particolare della mia vita, fatto di sforzi e di scontri. La garza, una tela impalpabile, trasaprente e leggera, diventa, per me, simbolo della ferita, ma nello stesso tempo, anche della guarigione.
Ho fotografato 36 garze, una sull'altra: una sovrapposizione. Come in un'enumerazione, in un'accumulazione, il mio gesto, lento, sempre uguale e paziente diventa un ganbaru, una parola giapponese che contiene due significati importanti per la mia pratica: lavorare con coraggio e il sopportare le difficoltà. Questo è il senso stesso di quello che faccio e che mi anima, ma, a volte, è la stessa cosa che mi ferisce. Le garze che ho ritratto sono vecchie garze appartenute a mio padre, ho sentito il bisogno di un ritorno, attraverso un gesto ripetitivo, al mio passato, ai miei ricordi, un ritorno alla purezza della mia infanzia attraverso il simbolo della garza, un tessuto di radici antiche, di cotone, puro e sterile. Le immagini della serie si assomigliano, sono quasi vuote, a sottolineare un'assenza, da un lato, ma anche la lentezza e la durata della guarigione. La trasparenza della garza, gradualmente diminuisce, nel gesto dell’accumulo, così come, si trasformano l’ingenuità e la purezza dell’infanzia, con il passare del tempo e degli eventi, delle ferite e delle gioie della vita. 36 è un progetto che si struttura su un gesto e su un simbolo molto personali, ma che in realtà, possono raccontare la storia di tutti.
36 is a photographic project, that was born at a particular time of my life, a period rich in efforts and clashes. 36, an impalpable canvas, trasaprente and light, it becomes, for me, a symbol of the wound, but, at the same time, also of healing .
I photographed 36 gauzes: an overlap. As in an enumeration, in accumulation, my gesture, slow, unchanging and patient become a gambaru, a Japanese word that has two meanings relevant to my practice: working with courage and endure hardship. This is the meaning of what I do and that animates me, but, sometimes, it's the same thing that hurts me. I portraited old gauze belonged to my father, I felt the need of a return, through a repetitive gesture, my past, my memories, a return to the purity of my childhood through the symbol of gauze, a cotton with ancient roots, pure and sterile. The images in the series are similar, are almost empty, to emphasize an absence, on the one hand, but also the slowness and length of recovery. Transparent gauze, gradually decreases, in the gesture of the accumulation, as well as, turn the naivety and purity of childhood, with the passage of time and events, the wounds and the joys of life. 36 is a project which calls for a gesture and symbol of a very personal, but in reality, they can tell the story of all.
Ho fotografato 36 garze, una sull'altra: una sovrapposizione. Come in un'enumerazione, in un'accumulazione, il mio gesto, lento, sempre uguale e paziente diventa un ganbaru, una parola giapponese che contiene due significati importanti per la mia pratica: lavorare con coraggio e il sopportare le difficoltà. Questo è il senso stesso di quello che faccio e che mi anima, ma, a volte, è la stessa cosa che mi ferisce. Le garze che ho ritratto sono vecchie garze appartenute a mio padre, ho sentito il bisogno di un ritorno, attraverso un gesto ripetitivo, al mio passato, ai miei ricordi, un ritorno alla purezza della mia infanzia attraverso il simbolo della garza, un tessuto di radici antiche, di cotone, puro e sterile. Le immagini della serie si assomigliano, sono quasi vuote, a sottolineare un'assenza, da un lato, ma anche la lentezza e la durata della guarigione. La trasparenza della garza, gradualmente diminuisce, nel gesto dell’accumulo, così come, si trasformano l’ingenuità e la purezza dell’infanzia, con il passare del tempo e degli eventi, delle ferite e delle gioie della vita. 36 è un progetto che si struttura su un gesto e su un simbolo molto personali, ma che in realtà, possono raccontare la storia di tutti.
36 is a photographic project, that was born at a particular time of my life, a period rich in efforts and clashes. 36, an impalpable canvas, trasaprente and light, it becomes, for me, a symbol of the wound, but, at the same time, also of healing .
I photographed 36 gauzes: an overlap. As in an enumeration, in accumulation, my gesture, slow, unchanging and patient become a gambaru, a Japanese word that has two meanings relevant to my practice: working with courage and endure hardship. This is the meaning of what I do and that animates me, but, sometimes, it's the same thing that hurts me. I portraited old gauze belonged to my father, I felt the need of a return, through a repetitive gesture, my past, my memories, a return to the purity of my childhood through the symbol of gauze, a cotton with ancient roots, pure and sterile. The images in the series are similar, are almost empty, to emphasize an absence, on the one hand, but also the slowness and length of recovery. Transparent gauze, gradually decreases, in the gesture of the accumulation, as well as, turn the naivety and purity of childhood, with the passage of time and events, the wounds and the joys of life. 36 is a project which calls for a gesture and symbol of a very personal, but in reality, they can tell the story of all.
36, fine art giclée inkjet print on Photo Rag cotton paper, dibond and wooden frame, 36x36 cm